martedì 19 ottobre 2010

Programmatori all'estero. Conviene?

Intervista ad Alex, un programmatore italiano che ha provato a fare carriera come programmatore all'estero. L'intervista originale la potete trovare cliccando qui.



Età e da quanti anni sei fuori dall'Italia?

Quasi 35, ed ormai è più di un anno che sono andato via
.

Dove sei stato e come hai maturato l'idea di andare via?

Per studio e per lavoro ho girato parecchi contesti IT internazionali, tra cui la Silicon Valley. Ovviamente non è la prima volta che mi sono trasferito all'estero per lavoro ed attualmente mi trovo a Dublino.
Sono circa dodici anni che lavoro nel settore IT, certo la mia esperienza, la mia buona conoscenza dell'inglese e la mia precedente esperienza all'estero, mi hanno aiutato non poco nel trasferimento, anche se la parola giusta sarebbe "emigrazione". La mia decisione come quella di molti è maturata, ahimè, sopratutto a causa della crisi del settore IT, per come è gestito, soprattutto dal punto di vista della fornitura di consulenza specialistica. Aziende che fanno solo da intermediari, senza nessuna professionalità. Basta vedere gli annunci su Moster, ad esempio, di esperti di "conoscenza di prodotti di network" Inter Process Comunication di Unix, per rendersi conto che non sanno di cosa parlano.

In Italia se hai più di 35 anni sei un vecchio e se sei senza una laurea ti è difficile inserirti in contesti competitivi: è lo stesso anche fuori?


Il discorso è un po' più complesso. È ovvio che in Italia, come ovunque, un titolo di laurea è importante, ma è ovviamente anche importantissima la capacità e l'esperienza.
Ti faccio un esempio. Un mio collega trasferitosi qualche mese fa è un perito informatico con un'esperienza di parecchi anni. Arrivato qua non ha trovato nessun problema a trovare lavoro. Il problema è che in Italia, se noti, in tutte le inserzioni vi è scritto che è "preferibile la laurea in ingegneria" anche se il lavoro richiesto è quello di fare data entry o scansionare documenti. Bisognerebbe guardare assai in Italia, a quale figura si cerca, e scegliere quale tra i vari candidati "fitta" (scusa l'inglesismo) di più. Ma il problema è che tante, troppe volte, le inserzioni che vedi in giro per i portali del lavoro sono per la maggior parte fatte da aziende di 5 o 6 dipendenti che vendono consulenti ad altri e che troppe volte non sanno nemmeno loro cosa il cliente chiede e così, anche per scansionare documenti, cercano un ingegnere. Per quanto riguarda l'età, io a 35 anni non ho avuto alcun problema ad inserirmi anche in contesti internazionali importanti. La differenza principale che ho riscontrato è che qui ti cercano per le qualifiche richieste, e per l'esperienza accumulata, ed il concetto di body-rental all'italiana qui è completamente inesistente. Il recruiter è recruiter e basta. Vive sul supporto nella ricerca del personale e non ha certo (come succede sempre in Italia) la commessa di terze parti.

Lo stipendio che percepisci rispetto alla media dei lavori com'è e cosa ci puoi fare?

Generalmente lo stipendio rispetto agli altri lavori in Irlanda è superiore di 10k - 20k euro annui, e con le tasse molto più basse rispetto a quelle italiane si vive assai bene. Qui un informatico non lo vedresti mai a 24k euro lordi annui, anzi ho notato con piacere che il concetto di svendita al ribasso non esiste. Se vali è giusto che ti paghino per quello che vali. Andrebbe spiegato anche in Italia.

Quanto sono importanti le persone dove lavori tu?


Parecchio, sono importanti e fondamentali per il ruolo che svolgono all'interno della struttura aziendale e cooperano in modo strettissimo tra loro. Qui è impossibile vedere un Sales che dice qualcosa al cliente se prima non è stato confermato dai tecnici o dagli sviluppatori. È impossibile vedere un Project Manager che non sappia fare il suo lavoro, (come ogni tanto vedi in Italia) perché c'è qualcuno che lo ha messo lì. Insomma le persone sono importanti, e con loro si prendono assai seriamente i ruoli che ricoprono.

Come è avvertita l'innovazione?

Come fatto fondamentale ed economicamente importantissimo. Più una tecnologia è nuova ed è valida, e più all'estero si prende in considerazione velocemente. All'estero, ad esempio, ho visto aziende nascere dopo pochi mesi che era uscito un rfc su un nuovo tipo di protocollo. Una cosa simile in Italia sarebbe da fantascienza.

Pensi che vi sia un IT capace e competitivo in Italia?


Sì esiste, ma è soffocato. Diciamolo una volta per tutte: di tecnici in Italia, ci sono, e sono molto bravi, ma sono in mano ad un mercato italiano fatto di body-rental, di consulenze a mezzo servizio, e di contratti a progetto rinnovabili.
Mi è capitato più di una volta di cercare di spiegare all'azienda che mi vendeva al cliente cosa facessi. Molte volte mi guardavano sgranando gli occhi e rispondendo: "Non ci ho capito un acca" Tira le conclusioni tu stesso.

Quando dici che sei italiano e provi a raccontare come si lavora in Italia cosa ne pensano i tuoi colleghi?


Se ci penso mi viene da ancora da ridere. Molte volte le aziende estere guardano increduli il tuo cv e ti chiedono (e non solo a me, è una domanda ricorrente a tutti i professionisti IT italiani trasferiti): "Perché ha cambiato cosi tante aziende in poco tempo? Ci sembra bravo, perché le aziende non hanno fatto in modo che rimanesse a lavorare dove era?" Vaglielo a spiegare che molti lavori in Italia sono a progetto con scadenza trimestrale-semestrale od annuale, per un'azienda dove sei consulente del consulente del consulente, e che quando chiudono la commessa ti salutano e ti mettono alla porta, fregandosene se sei Dennis Ritchie o l'ultimo arrivato.

In Italia vi è la fuga delle professionalità, cosa ti indurrebbe a tornare?

Se vedessi un mercato IT come lo è in Irlanda in Inghilterra o negli States, forse tornerei, ma in un paese ingessato economicamente e qualche volta mentalmente come il nostro, lo vedo più un bel sogno che una futura e concreta realtà.

Qualcosa di negativo però ci sarà anche all'estero. Cosa c'è che gradisci di meno?

Eh anche questa è una bella domanda. Credo non essere lingua madre, sia una cosa che dà fastidio. Parlare una lingua diversa non è sempre facile. Molte volte è difficile esprimere concetti complessi, o seguire una conversazione quando due persone di lingua madre si mettono a parlare molto velocemente, difficilmente li segui, e dà fastidio chiedere ogni volta di ripetere lentamente. Va detto anche che un inglese che parlasse italiano e dovesse seguire una nostra conversazione troverebbe gli stessi problemi. Parlare comunque una lingua che non è la tua, non e mai facile, per quanto tu la conosca bene. Per il resto, ci sono problemi di comunicazioni e incomprensioni un po' dovunque, indipendentemente se sei in Italia, negli States o in Australia. La differenza che esiste tra il mondo di lavoro nostro e quello estero è che i problemi dovuti da differenti punti di vista sono gestiti molto meglio. Insomma a fatica, ma di punti di vista negativi non li vedo proprio, anche volendo cercarli come invece accadono sullo Stivale.

Come si riesce a far carriera all'estero? Mi spiego. In Italia dopo un po' un tecnico o diventa manager o la sua carriera è bloccata. Qui come funziona?


No, qui il tecnico fa la carriera del tecnico.
Prima si è tecnici, poi si diventa team leader poi technical manager di più gruppi e poi via via sempre più in alto e qualcuno può diventare anche CTO. Insomma il concetto di carriera bloccata non esiste, perché come ti dicevo prima, qui vali in base a ciò che sei, non a chi conosci. Certo ovviamente come in tutte le aziende, dipende da quali sbocchi ci sono e da quali sono le possibilità, cambia da azienda a azienda. Ma certo che qui su una cosa sono chiarissimi: ti dicono subito dove e quanto puoi salire. Più seri di cosi.

È vero che il lavoro è spesso gestito autonomamente? Il mito che si lavora per obiettivi ed il tempo lo gestisci tu è vero?


Si, tantissime volte ma è anche vero però che esistono delle milestones (le milestones, per le aziende, indipendentemente dalla grandezza e dalla loro prosperità, sono fondamentali), per questo in quel caso si lavora per l'obiettivo comune, e dipende sempre dal contesto, dall'azienda e nel settore in cui si opera.
Comunque confermo che se non ci sono milestones od obiettivi prefissati, mi gestisco autonomamente.

Il miglior riconoscimento per il tuo lavoro qual è stato?

Aver sentito per la prima volta alcune frasi come:
"Bravo hai fatto un bel lavoro" , "Come mai il tuo collega non ci aveva pensato a questa soluzione?" "Non ti preoccupare, è di mia responsabilità la faccenda". Parole che in Italia non ho mai sentito. In Italia se il lavoro che fai è fatto bene, è una cosa normale, se è fatto male la colpa è la tua; se hai pensato ad una soluzione innovativa, ci aveva pensato qualcun'altro (che non è mai vero, ma cosi minimizzano il tuo lavoro e poi non la applicano) e soprattutto la colpa è sempre la tua. Qualsiasi cosa accada alla fine ti arriva in Carbon Copy una mail che dice che la colpa di tutto è del consulente. Nel "Bel Paese" i meriti agli altri e le rogne a te.

Consiglieresti ad altri di seguire la tua stessa strada?


Sì assolutamente, se si è sicuri di sé e si hanno le capacità e un'esperienza idonee.


5 commenti:

Silvia ha detto...

Penso che non ci siano commenti perchè il tutto si commenta da sè... chiaro e semplice!
quello che per noi è logico, per troppi italiani nel mondo dellavoro non lo è, per questo ci sentiamo pesci fuor d'acqua qui in Italia, almeno da un punto di vista lavorativo, capisco chi trova ostacoli nella lingua o nella vita sociale ma ora come ora non me ne frega un fico secco!
bell'intervista, grazie della segnalazione :)

Unknown ha detto...

C'è una cosa su cui non mi sento pienamente di concordare ed è questa: "ma sono in mano ad un mercato italiano fatto di body-rental, di consulenze a mezzo servizio, e di contratti a progetto rinnovabili." Mi sembra una considerazione non del tutto veritiera. Dopo 5 anni di consulenza e di body rental, io a 34 anni ho trovato una posizione interessante in Italia in un'azienda di 2000 persone come dipendente diretto. E quando si dice che non si cercano grandi specializzazioni non è del tutto vero. Dipende fondamentalmente da chi è che fa questa ricerca. Le società di body rental di piccole medie dimensioni sono le prime a non capire nulla del mercato IT; a loro interessa solo il profitto e fanno match tra sigle. E' del tutto differente invece il mercato delle aziende di ampio respiro dove c'è una valorizzazione radicalmente differente anche qui in Italia. E' invece assolutamente vero il fattore delle retribuzioni che è legato anche ad un fattore di cattiva conoscenza delle qualità tecniche di cui le risorse del mercato IT italiano dispone. Oggi purtroppo ci sono grandi figure e grandi capacità nel settore IT in Italia che spesso rischiano di essere sommerse da società di rental pessime. Però questo va detto, ci sono anche diverse buone opportunità non facili da trovare...ma ci sono. E c'è anche tanta gente valida però, questo lo dico in base a ciò che vedo personalmente, che non sa dove o come cercare un nuovo lavoro o ancora peggio non lo cerca proprio! Questa è una cosa incomprensibile e fa parte della pessima mentalità di chi vive nel belpaese. Io con un lavoro a tempo indeterminato in una società di body rental ho passato un anno e mezzo a fare colloqui con una media di 30 contatti in questo periodo. Potevo stare tranquillo? No, non bisogna MAI sedersi. Ed infine due parole ancora valide universalmente all'estero come in Italia: vedo troppe persone qui nel nostro paese che non investono per se stesse in formazione e sperano di trovare nuove opportunità. Se il mercato non offre grandi chance questo non significa che tocchi sedersi e non aumentare la propria professionalità. Per 10 persone che non riconoscono nulla a livello di crescita professionale ve ne è almeno certamente una che è interessata ai vostri skill tecnici di alto livello.

Anonimo ha detto...

Il body-rental o caporalato è illegale in quasi tutti i paesi del mondo, in italia è tollerato perché è una della attività illecite preferite dalla camorra

Anonimo ha detto...

Interessate,
però c'è una cosa che non capisco... se davvero l'estero è tutto così bello.. perchè alla fin fine vedo così poche persone trasferirsi??.. cioè... ce ne sono si ma sono sporadiche e fanno notizia come in questo caso.
Faccio un esempio: molti si trasferiscono dal sud a lavorare a Milano per fare i programmatori in body-rental, ne conosco a frotte.. cosa costerebbe a questi allungare di un po' il viaggio per andare direttamente all'estero dove le condizioni sarebbero migliori?
Devo concludere, quindi, che l'estero non puo' essere considerato, come panacea, probabilmente, da italiani, è difficile essere assunti, forse come al solito occorre avere le conoscenze giuste o sbaglio?

Anonimo ha detto...

L'estero non è tutto rose e fiori. Senza considerare lo stile di vita pessimo che nei paesi anglosassoni, sei sempre appeso ad un filo da un punto di vista lavorativo. Il body rental italiano oltre che penoso(inutile dire che pensare di basare la carriera su quelle ridicole "aziende" con gli "uffici"dentro gli appartamenti è da pazzi) è pure illegale benchè pratica diffusa. Le societa alla Pippo e topolino s.r.l fanno somministrazione di personale alle grosse società come Accenture, Reply & company ma NON lo possono fare perchè questo lavoro lo fanno le agenzie interinali registrate all'albo relativo. Consiglio quindi, dopo che vi hanno messo alla porta perchè finita la commessa(ovviamente prima vi dicono che loro assumono a indeterminato, blblabla) rivolgetevi ad un sindacato e toglietivi la soddisfazione di riprendervi la parte economica che vi hanno sottratto mettendosi in mezzo tra voi il lavoro e non facendo nulla di utile o fondamentale ma semplicemente grassando parte dei vostri guadagni.